mercoledì 7 novembre 2012

IRROMPE LA DIALETTICA: FINE DI UN MONDO
""Chi è costui, che osa da solo negare la natura greca, quella che attraverso Omero, Pindaro ed Eschilo, attraverso Fidia, attraverso Pericle, attraverso la Pizia e Dioniso, attraverso l’abisso più profondo e la cima più alta è sicura della nostra stupefatta adorazione? Quale forza demonica è questa, che può ardire di rovesciare nella polvere un tal filtro incantato? Quale semidio è questo, a cui il coro degli spiriti dei più nobili fra gli uomini deve gridare: "Tu lo hai distrutto, il bel mondo, con polso possente; esso precipita, esso rovina!". Socrate era plebaglia. Si sa, lo si vede ancora quanto fosse brutto. I cinici cercheranno nei più marcati contrasti stilistici e nell’oscillazione tra forme prosaiche e forme metriche di rispecchiare anche quell’aspetto esteriore di Socrate che lo faceva simile a un Sileno, quei suoi occhi da granchio, quelle sue labbra a cuscinetto e quel suo ventre cadente. Socrate con la superfetazione del logico e quella cattiveria del rachitico che lo contraddistingue puntò sulla tragedia il suo grande occhio ciclopico…quell’occhio in cui non arse mai la dolce follia dell’entusiasmo artistico""
Da "La nascita della tragedia" e altri scritti. F. Nietzsche

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